Cattolica Assicurazioni, IVASS: la compagnia non è governata

Il background di Cattolica

Cattolica Assicurazioni è stata fondata nel 1986. Compagnia molto legata al territorio in cui è nata, Verona.

La forma societaria è quella della cooperativa – indipendentemente dal numero delle azioni possedute, si dispone di un solo voto. Tale forma non è cambiata neanche dopo la quotazione in borsa nel 2000.

Nel 2006 in Cattolica, con la carica di Presidente di Compagnia, arriva Paolo Bedoni. Un anno più tardi l’AD Paolo Reggia viene messo alla porta. Al suo posto arriva Giovan Battista Mazzucchelli che inizia un processo di risanamento della Compagnia.

Nel 2009 la Compagnia ritorna ad essere redditiva con un utile di 124,503 milioni rispetto alla perdita di 87,239 milioni del 2008.

Nel mondo fuori ci sono cambiamenti in corso

Nel 2015 viene approvata la riforma che impone alle banche popolari che hanno un attivo superiore a 8 miliardi di trasformasi in SPA. La prima banca ad approvare la trasformazione da popolare a SPA è UBI.

MPS naviga in brutte acque fino a che non interviene lo Stato, diventando anche l’azionista di maggioranza, per salvarla.

Molti grandi gruppi, fra cui anche Generali, hanno messo in atto complesse operazioni di riassetto.

Il piano industriale e la revoca delle deleghe di AD

Nel 2017 c’è un cambio dei vertici in Cattolica: come AD arriva Alberto Minali.

Due mesi dopo l’arrivo di Minali, Buffett è entrato nel capitale della Compagnia con la sua Berkshire Hathaway. Notizia alla quale la borsa ha brindato con un +17%. Buffett, chiamato anche “Oracolo di Omaha”, è ritenuto un investitore che non sbaglia mai le società su cui investe. Un biglietto di visita non indifferente per una Compagnia che vuole attirare investitori.

Minali mise in atto diverse azioni che incrementarono la reddittività della Compagnia. I risultati di tali azioni sono stati più che tangibili:

  • nel 2018 l’utile netto è passato da 41 milioni del 2017 a 107 milioni (dichiarato come il miglior risultato degli ultimi 10 anni);
  • nel 2019 l’utile sarebbe stato pari alla stessa cifra se non fosse stato per alcuni eventi imprevisti. Gli altri indicatori sono stati più che positivi, fra cui la raccolta premi: +19,9%.

A gennaio 2018 Minali presentò il piano industriale 2018-2020. Piano ritenuto da molti ambizioso e che avrebbe portato tante novità.

E’ a questo punto che alcuni equilibri si rompono. Equilibri che in molti ritengono abbiano avuto a che fare con il presidente di Cattolica, Paolo Bedoni, ma anche con la forma societaria.

A fine ottobre 2019, un cda straordinario di Cattolica Assicurazioni revoca le deleghe all’AD, Alberto Minali, e le assegna al direttore generale Carlo Ferraresi.

Il comunicato di Cattolica in merito a tale fatto è stato il seguente:

Il consiglio di amministrazione ha constatato e preso atto che si è progressivamente verificata una divergenza di visione con l’amministratore delegato per quanto riguarda l’organizzazione societaria, gli scenari strategici e i rapporti con i soci e col mercato, con la conseguenza di una non fluida, distesa e positiva posizione dell’amministratore delegato verso il consiglio di amministrazione e una non sufficiente sintonia e organicità nelle rispettive competenze. Il consiglio di amministrazione conferma la volontà di perseguire l’attuazione del piano di crescita già annunciato ai mercati e ribadisce l’impegno a difendere i valori fondanti e il modello cooperativo e a valorizzare la sostenibilità nel tempo dell’investimento dei soci e degli investitori. Il consiglio conferma l’intenzione di proseguire il percorso di innovazione e di adeguamento della governance societaria, secondo le migliori pratiche del mercato; un percorso da tempo intrapreso anche attraverso l’adozione del sistema monistico e la possibilità anche per i soci di capitale di partecipare alla governance».“.

C’è che sostiene che Minali è stato “licenziato” in quanto spingeva per la trasformazione in SPA, cosa che non veniva condivisa da Bedoni. Anche se Minali, in una intervista rilasciata poco tempo dopo la revoca delle deleghe, ha dichiarato che: “Abbiamo condiviso e approvato all’unanimità il passaggio a un sistema di governance monistico, con l’attribuzione dei poteri dell’ex collegio sindacale al cda e l’eliminazione del comitato esecutivo che doveva trasferire, come conseguenza, alcune deleghe operative all’amministratore delegato”, prosegue Minali nel suo racconto, “ma questo tema, che pure era stato deliberato dal cda di aprile scorso, poi non è mai stato affrontato né dal presidente né dal board”.”

Il 29 maggio 2020 Minali ha rassegnato le dimissioni da consigliere e immediatamente dopo, tramite i suoi legali, ha notificato un atto di citazione per complessivi € 9,6 milioni.

IVASS chiede un aumento di capitale di € 500 milioni

Il 1° giugno 2020 Cattolica ha reso nota la lettera di IVASS in cui quest’ultima evidenza la “situazione di solvibilità indebolita del Gruppo, della Capogruppo e di talune controllate a seguito del deterioramento dei mercati finanziari conseguente alla diffusione della pandemia da COVID-19“.

In tale lettera IVASS ha chiesto a Cattolica:

  • un aumento di capitale pari a € 500 milioni da effettuare entro inzio autunno;
  • presentazione di un piano, entro fine luglio, a livello di Gruppo che descriva le azioni intraprese con riferimento anche alle controllate, riguardanti:
    • monitoraggio della posizione di solvibilità, di liquidità;
    • analisi della scelta dei limiti di Risk Appetite Framework.

L’intreccio degli interessi – l’arrivo di Generali

Seguito richiesta di IVASS Cattolica si è messa alla ricerca dei capitali necessari per l’aumento. Capitali che non pare fossero disponibili sul mercato.

Nel frattempo … a febbraio 2020 IntesaSanPaolo ha lanciato un OPS su UBI. Non tutti gli azionisti erano propensi ad accettare tale OPS, fra quelli resistenti c’era proprio Cattolica e la Fondazione Monte di Lombardia. Quest’ultima, a sua volta, importante azionista di Cattolica.

Generali tende la mano a Cattolica e si offre disponibile a sottoscrivere una tranche dell’aumento di capitale pari a € 300 milioni. L’unica condizione è quella di trasformazione in SPA. Cattolica accetta la condizione e Generali sottoscrive l’aumento. La trasformazione in SPA è prevista per aprile 2021.

L’OPS di ISP va a buon fine.

Il nesso fra le due operazione si chiama MedioBanca. Quest’ultima controlla Generali ma era anche l’advisor di ISP nell’operazione di OPS lanciata su UBI.

IVASS chiede l’azzeramento del CDA di Cattolica

A pochi messi dalla trasformazione in SPA in Cattolica viene recapitata una lettera di IVASS che forse nessuno si aspettava: azzerare il CDA.

IVASS, riferendosi all’ispezione conlusa il 24/07/20, ha comunicato che le risultanze sono sfavorevoli. Di conseguenza verrà avviato un procedimento sanzionatorio nei confronti della Compagnia. IVASS richiede l’adozione di misure conseguenti.

L’ispezione ha riguardato, in particolare:

  • gli assetti di governance;
  • il funzionamento del sistema monistico e la valutazione dei rischi immobiliari.

Il verbale ispettivo ha fatto riferimento a situazioni relative al 2018, al 2019 e ai primi mesi del 2020.

l’IVASS ha richiesto:

  • un profondo ricambio dei componenti dell’organo amministrativo che venga attuato con la trasformazione della forma giuridica della Società in SpA e che comporti un rafforzamento del sistema di governance;
  • un rapido completamento dell’aumento di capitale con la sua seconda tranche (per 200 milioni euro);
  • la vendita delle azioni rivenienti da recesso (circa 20,7 milioni di titoli) entro la fine del 2021.

IVASS ha richiesto all’Amministratore Delegato di elaborare un piano di rimedio. Piano che dovrà essere approvato dal Consiglio di Amministrazione.

Non solo IVASS, si muove anche CONSOB

Probabilmente a CONSOB la precedente comunicazione di Cattolica è sembrata insufficiente. CONSOB ha chiesto che venissero pubblicati ulteriori informazioni riguardo le verifiche ispettive di IVASS. Richiesta a cui Cattolica ha dato seguito pubblicando una comunicazione dettagliata.

Al punto 3 di tale informativa si legge “ il Presidente del Consiglio di Amministrazione non ha svolto adeguatamente il proprio compito di garante del buon funzionamento dell’organo, ponendo in essere condotte – anche in contrasto con lo statuto societario – che ne hanno alterato il processo di formazione delle decisioni e che, per la loro opacità, hanno pregiudicato il diritto degli amministratori all’assunzione di decisioni informate.

Non sono passate neanche 48 ore dalla pubblicazione dell’informativa di cui sopra ed è già arrivata la notizia che Bedoni si dimetterà dalla carica di presidente della Cattolica!